
Attacchi con l’ascia e pedofilia in Australia, grazie a una politica debole contro la droga
Quando la nuova ricchezza in una nazione non porta benefici culturali ma una nuova cultura da imbecilli
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Una donna di trentanove anni è stata accusata di 17 reati per aver abusato di sua figlia, la quale, sin dall’età di otto anni, è stata abusata sessualmente, anche con penetrazione, da due uomini in un circolo sessuale di pedofili, legato a feste di scambi di coppie nella periferia di Perth. I tre infami sono agli arresti sin dall'inizio dell'anno e accusati di una serie di reati, incluse centinaia di altre accuse di tipo sessuale. La madre della vittima ha ammesso le sue colpe. Il caso, che è venuto a galla per caso, a seguito del ritrovamento di un disco fisso contenente vari video osceni da parte di un cittadino, non è affatto il primo. Sempre a Perth è di questi giorni la terrificante notizia di un uomo che con un ascia per dieci minuti ha tentato di sfondare la porta di un’abitazione e dopo essere riuscito ad entrare nella casa, la vittima ha rischiato di essere colpita da un colpo d’ascia. Il tutto è stato filmato da un vicino di casa della vittima. L’aggressore, un uomo di colore, è stato arrestato poco dopo dalla Polizia. Oggi (11/08/2018) in un quartiere tranquillo di Sidney, a seguito di una lite tra tre persone in una casa, che è poi risultata essere piena di spade, è stato trovato per strada il corpo di un uomo, forse un criminale, probabilmente ammazzato da due ventenni, un uomo e una donna ancora non identificati, con una katana (spada giapponese) e con un tirapugni. Un altro attacco con un’ascia si era registrato qualche giorno fa, sempre a Sidney, quando una donna, Evie Amati, che è entrata in un negozio e ha tentato di ammazzare delle persone; questa seguace di volgari mode in voga tra i regrediti: piercing, tatuaggi, droga… ha sostenuto che "qualcun altro, una voce" le ha detto di uccidere; poi ha dichiarato che il tentato massacro è colpa degli effetti della droga che aveva preso ma la giuria ha deciso che l’unico mostro nel negozio 7Eleven era lei e che la sua intenzione era quella di uccidere. La droga questa volta non è stata accettata come scusante e su questo si dovrebbe iniziare a riflette, perché l’Australia ha recentemente superato altri paesi per l’uso pro-capite di droga (per esempio è quinta per l’uso di cocaina). In particolare Perth, un tempo una serena città dell’Ovest, è diventata la capitale della droga (l’86% dei criminali in Western Australia al momento dell’arresto sono sotto l’effetto di droga) e di questo, come del resto nella maggior parte del mondo Occidentale, si deve ringraziare anche un sistema giuridico debole che tende a dare giustificazioni, invece che meritate punizioni, tanto che molti crimini sono di fatto depenalizzati. Questo atteggiamento da parte dei magistrati, che spesso vanifica gli sforzi della Polizia, ha l’effetto anche di rafforzare lo spirito dei criminali che, come è evidente, diventano sempre più aggressivi e, grazie a una errata e distruttiva interpretazione del concetto di libertà aiutata in questo da squallidi film e telefilm polizieschi e d’orrore sempre più di moda, si è creata una subcultura che sta generando un sempre più diffuso utilizzo della droga e tutto questo a sua volta attrae anche molti stranieri che vengono in Australia proprio per drogarsi più facilmente. L’uso della droga è un crimine che arricchisce criminali e causa tragedie e morti, non un divertimento, questo dovrebbe essere ben chiarito alla gente, invece si parla di liberalizzazione. Se vuoi raggiungere una soluzione a un problema così esteso come il narcotraffico, devi colpire duramente e tanto per cominciare chi commette crimini sotto l’effetto della droga andrebbe punito più severamente e non giustificato, come alle volte accade. È ipotizzabile che tutta questa decadenza sia conseguenza del fatto che ci siano magistrati e politici consumatori di droghe e sarebbe giusto verificarlo periodicamente, perché se è vietato guidare l’automobile in stato d’ebrezza o sotto l’effetto di droga, dovrebbe essere altrettanto vietato giudicare o essere alla guida di una nazione nelle stesse condizioni.
Matteo Cornelius Sullivan