
GIORNATA MONDIALE DELLA PACE: PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA A BENEDETTO XVI
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ITALIA: Misna; "La Costituzione ha inteso conferire alla ricerca della Pace il rango di principio inviolabile, da perseguire strenuamente e in ogni circostanza" ha scritto oggi a Benedetto XVI che lo aveva ringraziato nel "dopo Angelus" per il messaggio di ieri - aderendo allo spirito del messaggio inviato dal Pontefice in occasione della Giornata mondiale della Pace - il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che fa anche riferimento all’articolo 11 della Costituzione italiana che oggi compie 60 anni: “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Ecco il testo integrale che Napolitano ha inviato oggi al Papa:
"Santità ,
il messaggio che Ella ha voluto indirizzare agli uomini ed alle donne di tutto il mondo in occasione della Giornata mondiale della Pace rappresenta, anche quest’anno, un’occasione preziosa per una rinnovata riflessione su un tema da sempre al centro della sensibilità del popolo italiano e dell’azione internazionale condotta dal mio Paese. L’iniziativa avviata quarant’anni or sono dal Suo predecessore, Paolo VI, rimane ancora oggi un punto di riferimento fondamentale per soffermarsi sui tanti scenari mondiali nei quali odio ed intolleranza sembrano prendere, tuttora, il sopravvento. La Costituzione repubblicana, nel sancire il ripudio della guerra “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, ha inteso conferire alla ricerca della Pace il rango di principio inviolabile, da perseguire strenuamente e in ogni circostanza. Tale principio, fatto proprio nella Carta che proprio in questi giorni celebra i suoi sessant’ani di vita, è sempre stato, con coerenza e piena condivisione da parte di tutte le forze politiche e sociali, al centro della politica estera dell’Italia. Ne è oggi testimonianza il rinnovato impegno, in particolare, per la stabilizzazione dei Balcani, del Medio Oriente e dell’Afghanistan, ove il mio Paese opera in piena e proficua sintonia con la generosa azione svolta dalla Santa Sede a favore della Pace nel mondo. Nel rispetto dello spirito e del dettato costituzionale, appare altresì pienamente condivisibile aprire la riflessione sulle sfide globali che interessano la “nostra casa comune”: la difesa dell’ambiente; il depauperamento delle risorse energetiche; una più equa distribuzione della ricchezza; lo sviluppo sostenibile ed armonico; la lotta alla corsa agli armamenti di distruzione di massa. L’Italia, anche quale membro fondatore dell’Unione Europea, è sempre stata in prima linea, promuovendo l’adozione di adeguati strumenti internazionali in materia e partecipando attivamente alla crescita sociale ed economica dei Paesi meno avanzati. Al centro di tale azione vi è l’Uomo, la sua dignità , il suo diritto ad esistere e coesistere, attraverso la valorizzazione della “società naturale” costituita dalla famiglia, cui Ella si riferisce e la cui rilevanza è pienamente riconosciuta in Italia dalla Costituzione repubblicana. La Santità Vostra ricorda inoltre l’anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, che vide la luce al termine della tragica esperienza del secondo conflitto mondiale e che resta una tappa fondamentale nel cammino verso una sempre maggiore ed attenta tutela della persona. A tali principi si ispira costantemente l’attività internazionale del mio Paese, a difesa dei valori del dialogo, del reciproco rispetto, della solidarietà , in armonia con la capillare e proficua azione della Santa Sede nel mondo. Ne è prova la recente approvazione, da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, della moratoria sulla pena di morte, che l’Italia ha promosso con determinazione.
E’ mia sincera convinzione che il messaggio per la Giornata mondiale della Pace offrirà un contributo determinante per lo sviluppo di una riflessione comune da parte di tutti coloro che detengono responsabilità di Stato e di Governo sul valore di una pace duratura fra i popoli e gli Stati. Con queste parole di speranza e nella certezza di rappresentare i più profondi sentimenti del popolo italiano, Le rivolgo, Santità , un fervido e sincero augurio per la prosecuzione della Sua alta missione apostolica".
"Vi sto parlando poco di quel che accade nella sfera della politica e delle istituzioni. Ma non certo perché non sia importante: piuttosto perché vorrei richiamare l’attenzione su quel che di più ampio vive e conta nel paese, sulle realtà e sulle responsabilità che non possono ridursi alla sfera della politica. Siamo poi in un momento in cui molto si discute sul bilancio di attività del governo e sulle critiche e richieste dell’opposizione: se ne discute in libertà e con asprezza, e non possono esserci interferenze da parte mia, in nessun senso.
Posso solo dire che per consolidare e generalizzare tutti i fenomeni e fermenti positivi che ho richiamato, per mettere a frutto le potenzialità su cui l’Italia può contare, è comunque indispensabile che si adottino alcune riforme in campo istituzionale e che si crei un nuovo, più costruttivo clima politico, fondato su una effettiva legittimazione reciproca. Mi sono speso a tal fine sin dall’inizio del mio mandato, e insisterò nelle mie sollecitazioni e nei miei appelli: ora che uno spiraglio di dialogo si è aperto, con il contributo di entrambi gli schieramenti politici, specie sulla riforma elettorale, occorre assolutamente evitare che l’occasione vada perduta. Quali siano le condizioni, da un lato, per la continuità dell’azione di governo, e dall’altro, per un esito positivo del confronto sulle riforme, lo si vedrà presto in Parlamento.
Torno ora su considerazioni che si rivolgono a voi tutti, a noi tutti come italiani. Possiamo avere più fiducia in noi stessi, ma dobbiamo essere più esigenti verso noi stessi. Ci preoccupano giustamente l’insicurezza e la criminalità ; ci preoccupano difficoltà e fenomeni legati a una immigrazione in rapida crescita. Non si possono tuttavia ignorare i risultati ottenuti colpendo i vertici delle organizzazioni mafiose, o conseguendo una diminuzione di varii tipi di reato: si tratta di risultati di cui va dato merito alla magistratura e alle forze dell’ordine, apprezzandone l’impegno sempre rischioso e garantendo loro mezzi adeguati. Ma quel che più conta, perché ciascuno possa fare la sua parte, è liberarsi dalle paure che non fanno ragionare e dai particolarismi che non fanno decidere.
La paura può far dimenticare i limiti e i diritti da rispettare nell’azione che va condotta a tutela della sicurezza dei cittadini; la paura può far degenerare la fondata richiesta dell’osservanza della legge e delle regole da parte degli immigrati in minaccia inammissibile di violazione della libertà di culto per tutte le confessioni religiose e della dignità di quanti, provenienti da paesi lontani e vicini, operano nel nostro paese soddisfacendone esigenze e domande concrete.
Paure irragionevoli e particolarismi, politici o localistici, emergono in troppi casi: impedendo, ad esempio, la soluzione del sempre più allarmante problema dei rifiuti in Campania, con grave danno per le condizioni e per l’immagine di una città e di una regione nelle quali invece non mancano energie positive, realtà nuove e iniziative di qualità .
Essere esigenti verso noi stessi significa impegnarci a dare prove effettive di senso civico, dalle più semplici alle più impegnative, come quelle offerte dal coraggioso esporsi degli imprenditori siciliani contro pizzo e mafia; a dare prove di consapevolezza dell’interesse generale, contribuendo, ad esempio, alla salvaguardia dell’ambiente, alla tutela del territorio e del paesaggio, insidiati da nuove spinte speculative. L’interesse generale esige rispetto reciproco tra le istituzioni, ancora una volta, e più che mai, rispetto ed equilibrio tra politica e magistratura, fiducia in tutte le istituzioni di garanzia.
L’interesse generale esige un pieno sostegno all’azione internazionale dell’Italia, al suo impegno, innanzitutto, nell’Unione europea per favorirne il rilancio e l’iniziativa comune sui temi cruciali della pace e della sicurezza internazionale. Qualche settimana fa, portando negli Stati Uniti la voce unitaria del nostro paese, la conferma di una collocazione internazionale dell’Italia largamente condivisa, ho potuto verificare come il nostro maggiore storico alleato apprezzi i contributi e gli sforzi dell’Italia e dell’Europa in un mondo drammaticamente percorso, ancora in questi giorni, dall’aggressività del terrorismo e da una molteplicità di mutamenti e sfide globali e di gravi tensioni. In questo momento, siamo perciò più che mai vicini e grati alle migliaia di nostri militari che affrontano l’estremo rischio quotidiano " rendo commosso omaggio a quanti hanno anche di recente sacrificato la vita in queste missioni " e insieme affrontano la fatica dell’impegno umanitario, in aree tra le più critiche di questo mondo. Lo fanno, lo facciamo nello spirito della Costituzione repubblicana.
Ecco, vedete, ricorre da domani il sessantesimo anniversario della nostra Carta fondamentale: proprio nel proporci di rivederne alcune regole, relative all’ordinamento della Repubblica, dobbiamo risolutamente ancorarci ai suoi principi, anche e non da ultimo ai suoi valori morali, e in special modo a quei suoi indirizzi che non vediamo abbastanza perseguiti e tradotti in atto.
Ciò vale per quell’indirizzo di tutela del lavoro che ho già evocato; o per quell’indirizzo di pari opportunità , in primo luogo tra uomo e donna, che si è venuto solo parzialmente attuando; o ancora per un indirizzo, quale è stato anni fa riformulato, di nuovo equilibrio tra le istituzioni centrali e quelle regionali e locali. Nè meno attuale è l’indirizzo costituzionale di garanzia della libertà religiosa, di reciproca indipendenza e di collaborazione tra Stato e Chiesa, che richiede un misurato e schietto confronto tra l’Italia e la Santa Sede, com’è nei voti " ne sono certo " del Pontefice Benedetto XVI, cui rinnovo un sincero augurio.
A voi che mi ascoltate, e a quanti sono in queste ore raccolti con le loro famiglie, auguro un anno sereno, per difficile che sia. E’ un augurio che si ispira a sentimenti e ragioni di fiducia nell’Italia, perché cresca e migliori, guardando soprattutto alle generazioni più giovani e a quelle che verranno".
[MB]