
Alle urne otto milioni di iracheni, almeno il 60%. Molte le donne alle urne
Bush: un successo. Tra 10 giorni i risultati
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Iraq. Otto milioni di elettori iracheni si sono recati alle urne. Circa il 60% della popolazione ha sfidato le bombe e gli attacchi dei kamikaze, il gruppo al Zarqawi ne ha rivendicati 13.
Soltanto a Samarra, una delle città sunnite ribelli, non si è votato. Si dovrà aspettare almeno una decina di giorni per conoscere il responso delle urne, ma da quanto emerge si evince che i sunniti hanno partecipato al voto in misura nettamente inferiore rispetto ai curdi nel nord e agli sciiti nel resto del paese.
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Il ministero degli Interni iracheno ha deciso di prolungare il divieto di circolazione per gli autoveicoli in tutto il Paese fino alle 12:00 di oggi ora locale (le 10:00 in Italia).
RAINEWS24
ELEZIONI: PER ORA SOLO STIME, NON PERCENTUALI VERIFICATE DI VOTANTI
Gli iracheni hanno coraggiosamente votato di sicuro in misura molto più elevata del previsto e di quel che le condizioni di insicurezza - incluse le esplosioni del primo mattino " lasciassero prevedere. Secondo dichiarazioni attribuite stasera a Farid Ayar - portavoce della ’ Indipendent Elettoral Commission of Iraq’ (Icei), la Commissione elettorale allestita e gestita dall’autorità di coalizione - potrebbero aver votato circa 8 milioni di persone, ovvero circa il 57%. A partire dalle 15 in Iraq, le 13 in Italia, erano state diffuse oggi, con molta enfasi, percentuali più alte: due ore prima della chiusura dei 5300 seggi, prevista per le 17 ora irachena, i grandi mezzi d’informazione avevano sbandierato addirittura il 72%, con punte locali dell’80%.
Una nota ufficiale diffusa dalla Commissione afferma comunque: "Le cifre recentemente annunciate sono frutto dell’enorme e comprensibile entusiasmo della strada per questa giornata storica. Si tratta comunque di cifre molto grezze, stime di voci raccolte informalmente sul campo. La Icei avrà bisogno di qualche tempo per rilasciare percentuali accurate”.
ELEZIONI: PER ORA SOLO STIME
Anche quel 57% altro non è fino a stasera se non una stima, cioè molto meno di un ’exit-poll’, e, a quanto pare, distribuito nel Paese a macchia di leopardo, con le probabili punte più alte di affluenza alle urne al nord, tra i kurdi " che votavano anche per il parlamento locale e sperano di conseguire più potere per gestire in autonomia il loro abbondante petrolio - e al sud, dove prevalgono massicciamente gli sciiti e minore sarebbe stato l’impatto degli attentati.
Comunque, anche per Bassora, forse il luogo di massima partecipazione, le stime circolanti appaiono molto positive ma alquanto incoerenti: si va dal 90 al 66%. Voci diverse circolano anche sulle aree di influenza sunnita: per alcune fonti occidentali, a Fallujah, la città massacrata in novembre, perché ritenuta nido di al-Qaeda, gli elettori hanno fatto la fila e sono stati il 30% degli aventi diritto oppure 10.000 o più; per altri, intorno a un migliaio. A Samarra, dove il sindaco aveva ufficialmente bloccato la consultazione, su 200.000 abitanti avrebbero votato, secondo una comunicazione americano- irachena congiunta citata dall’emittente araba ’al-Jazeerà, avrebbero votato 1400 persone inclusi i militari e gli agenti di polizia reclutati al sud e trasportati in loco dagli sciiti.
“ La confusione circonda le statistiche di affluenza per le elezioni, mentre la commissione elettorale fa marcia indietro sulla dichiarazione che il 72% ha votato e alcuni dei politici più importanti insistono che la partecipazione è stata alta”: lo scrive stanotte ’ al- Jazeerà sul suo notiziario in internet, confermando poi che comunque il numero dei votanti è stato superiore alle aspettative ma sottolineando anche le incongruenze e la contraddittorietà di cifre e informazioni di fonti diverse non solo da Baghdad ma anche dal resto del Paese. In buona sintesi, quante schede contengano davvero le 90.000 urne distribuite in circa 5200 seggi (spesso con più sezioni) non sembra per ora affatto chiaro, anche a causa dell’evidente volontà di gran parte dei coinvolti - elettori sciiti non esclusi - di rendere effettivamente storico l’evento del voto, un diritto-dovere che in Iraq non si esercitava da 53 anni. Sembra passare perfino in secondo piano stanotte il numero più o meno preciso e ufficioso di vittime e feriti " rispettivamente da 40 a 60 e più di 100, per lo più civili innocenti " provocato solo oggi da esplosioni, attentati, razzi, colpi di mortaio, kamikaze, autobomba , singole sparatorie e atti di violenza d’ogni genere cominciati all’alba e non ancora del tutto conclusi nonostante l’esteso coprifuoco. Dalla Giordania, Paese di raccolta del voto della diaspora, giunge intanto notizia che del milione e 200.000 potenziali elettori residenti all’estero avrebbe votato appena un po’ più del 20%, grosso modo due su 10.
Perchè mai una percentuale così bassa in condizioni di relativa sicurezza e una che sfiora il 60% , cioè proprio quella auspicata dai sostenitori delle elezioni, mentre gran parte del Paese veniva messo a ferro e fuoco? Tutta sunnita anche la diaspora, come quel 37% di popolazione che, pur costituendo storicamente la classe detentrice del potere e del sapere politico, sembra aver rinunciato quasi del tutto a votare? Il cittadino iraniano che non ha potuto per questo nemmeno votare, il grande Ayatollah Ali al-Sistani ha comunque ringraziato tutti gli iracheni che hanno scelto di votare e, attraverso un portavoce, ha detto di considerare “di buon auspicio” la loro partecipazione elettorale. [CO]
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